Se mi guardo da dentro by Ilenia Zedda

Se mi guardo da dentro by Ilenia Zedda

autore:Ilenia Zedda [Zedda, Ilenia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Salani Editore
pubblicato: 2024-07-16T14:38:45+00:00


7

Tatto

Voglio solo godere o fare l’amore? Voglio solo godere, mi dico. Godere e vederti godere mentre mi fissi dentro le pupille e io sento la tua barba ruvida strusciare sul mio seno, la sento che striscia forte e mi graffia la pelle che diventa subito rosa. Mi infiammo. Lo sogno, quel momento, il piacere che si allarga sul tuo sorriso bianco e perfetto, la tua pelle e i tuoi peli che fatico a immaginare, come sarai all’esterno, dico, come sarà il tuo vero corpo? Vorrei osservarti. Poi, dentro la doccia, con il getto che mi faccio arrivare sulla faccia, sugli occhi, sul seno, caldissimo e rigenerante, mi immagino un discorso tra me e te. È la prima volta che accade e sento il corpo che si aggroviglia e che vince l’amore oltre l’imbarazzo.

Ehi, ti dico.

Ehi, mi dici.

E sei un muro di piastrelle verde chiaro tutte completamente zuppe. Per me sei la cosa più bella che potessi mai vedere in questi dieci minuti di intimità. Tocco le piastrelle come se stessi stringendo il tuo mento con dolcezza. Le tocco e mi sento infondere la stessa quantità di energia che mi hai infuso durante quel piccolo, magico tocco sul braccio. Inizio a pulsare. Non so dove siamo. Siamo solo noi due in un posto indefinito, dentro la mia testa o dentro la mia doccia poco importa. È ciò che sento dentro, il bruciore degli organi quando penso di poterti stare così vicino che mi fa continuare questa farsa eccitante.

Ti sono mancata? chiedo.

Fai un sorriso e mi dici: certo.

Certo cosa? Certo no o certo sì?

Certo che mi sei mancata.

Allora accarezzo le piastrelle che sono te, le accarezzo dolcemente, uscendo dai bordi e seguendo la finta forma di un viso. Il tuo.

Com’è andata oggi? chiedo.

Come vuoi che sia andata, sono bollito, incasinatissimo, mi dici.

Sento arrivare la tenerezza, dall’utero fino alle mani, che sale veloce e piena.

Dài, raccontami.

Cosa vuoi che ti racconti?

Mi piace quando mi racconti le cose.

È andata bene, ho lavorato, parlato con più di dieci persone ogni ora, scritto mail, confermato cose, scritto pezzi, scritto per me e per te, e ora sono qui.

Ora sei qui.

Mi vengono le lacrime agli occhi, allora penso che sono proprio scema a formulare da sola un discorso con tutte le parole che ti ho sentito dire in questo periodo, messe insieme a formare un discorso sensibile, tra innamorati. Ma tu non sei innamorato di me, non sei da nessuna parte, sei solo un mucchio di piastrelle messe in fila che ho accarezzato pensando fossi tu. E il getto scende verso il basso, sul ventre, lo riscalda e lo prepara a quello che succederà tra poco. Il getto tra le mie gambe, come fossi tu, come fossimo in un posto qualunque, come fossimo nella mia doccia a toccarci e a sentirci nostri, corpi dentro, corpi fuori.

E immagino le tue mani che mi cercano, tra i fogli, inseguono le mie e fanno finta di toccarle, e così sento una tensione che tira e si spande verso il tuo corpo,



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